PRENDERSI CURA DELLE EMOZIONI DELLA MAMMA
La mamma prima di essere mamma è una persona, una donna, con i suoi bisogni.
Nelle consulenze educative che vivo con le mamme di bambini 0 3 anni, ho spesso ascoltato i vissuti di tante donne che quando sono diventate mamme hanno “cancellato” un prima per dedicarsi completamente al ruolo di madre.
Questa dedizione è fisiologica e non è sbagliata ma quando incontro una mamma che si sente smarrita, stanca e tra le lacrime, dopo i primi anni del bambino capisco subito che è la sua necessita di riconnettersi a sé stessa prima che al ruolo che riveste.
Quando la mamma è pronta nasce su questo uno scambio profondo e autentico. Spesso è il senso di colpa di non dedicarsi unicamente ai figli, i confronti con altre mamme sono quelli più pesanti e se questo si aggiunge anche alla poca consapevolezza da parte dei famigliari, la madre rischia di non potersi sentire libera di esprimere il proprio sentire.
Per questo figure educative neutre che si occupano delle famiglie, dei bambini 0-3 anni, dei genitori e delle mamme, sono punti di riferimento importanti nell’era in cui viviamo. Educare e crescere un bambino accolto nei suoi bisogni (spesso chiamati e confusi come capricci) parte inizialmente dal benessere della mamma, nonché donna che ha imparato ad accogliere per prima i suoi bisogni.
Quando il tuo essere di Donna in quanto Persona, è completo porta benessere in tutti i ruoli che socialmente rivesti; nel tuo essere madre, nella coppia, nelle amicizie e nel lavoro.
Quando i tuoi bisogni non li ascolti per troppo tempo si trasformano spesso in pretesa di riconoscimento. Frasi tipo: “Dopo tutto quello che faccio” è la manifestazione di essere uscita con il di più, per cui a volte per dare togli a te e a lungo andare questa cosa porta a stress che a cascata vive tutta la famiglia.
A parlare di questi bisogni non è tanto la donna che sei oggi quanto la bambina che sei stata, il bisogno di essere vista per quello che fai è umano e sano ma cercarlo negli altri porta a essere fuorviante perché non è dall’esterno che possiamo trovare questo tipo di accettazione. Il rischio è che si chieda questo riconoscimento ai propri figli e renderli schiavi di questo compito che non è il loro.Per parlare di questo tema ti porto incontro il titolo dell’albo illustrato che mi ha ispirata: “Polline – una storia d’amore” di Davide Calì e Monica Barengo
Polline incontra un merlo che le dice: “Non è perché un fiore lo si ama di meno che smette di fiorire”.
Amare “meno” non significa negare all’altro, ma riservare una parte a te stessa, quella parte che resta solo tua e che non ti fa chiudere gli occhi rispetto al mondo, che resta tua anche se nella coppia va benissimo e hai avuto figli fantastici. Perché te lo dico? Perché come Polline credeva che il fiore fosse suo solo perché spuntato e cresciuto nel suo giardino, anche noi possiamo comportarci così con i nostri figli. Tutto invece sta nel fluire, nel lasciare andare, nell’accorgersi di essere uno strumento per un fine più grande.
Ci si accorge di questo quando realizziamo che amare non è possedere ma amare e basta; quando ci si rende conto che sentirsi mamma significa accompagnare nel mondo un’altra vita, senza che questa ci appartenga davvero.
Questo può spaventarti a morte o liberarti finalmente da quella pressione e dal senso di colpa di non essere abbastanza, di non fare tutto, di non essere sempre sul pezzo; perché la vita è un flusso e spesso ci chiede di mettere i remi in barca e di fluire con essa, di correre con lei con quel tremore umano nel cuore, sempre presente in questa sfida. Più facile a dirsi che a farsi!
Credo fortemente in questo tema della relazione autentica, senza sensi di colpa e oppressione, per bambini che diventeranno futuri adulti consapevoli. La lingua non ci aiuta: “il tuo bambino”, “è tuo figlio?” Solo a dirlo esprimiamo possesso, ma la parte fondamentale è ciò che sentiamo: “il mio bambino è nel mondo grazie a me, a noi, ma so che è libero e farò del mio meglio per dargli tutto ciò di cui avrà bisogno per affrontarlo” è un pensiero ben diverso.
È probabile che ora tuo figlio abbia completo bisogno di te, ma presto crescerà e a mano a mano crescerà anche la sua autonomia e vivrà l’indipendenza, grande paura di ogni mamma. Esattamente come è successo a Polline, quando ha visto crescere il suo amato fiore nel giardino accanto.
I temi di questo blog hanno il desiderio di scuotere e tramettere un messaggio, sono generali, ogni famiglia e ogni mamma va’ accompagnata in modo personale.
Se senti la necessità clicca qui. Il percorso parte sempre dal benessere del tuo bambino e fornendo strumenti di educazione e crescita ne beneficerai come mamma.
Ti leggo nei commenti!
Elisabetta