La lettura come bisogno d’identità
“Se chiudo gli occhi e mi concentro, sento ancora adesso la voce di mia madre quando ero piccola e ogni sera mi leggeva qualcosa prima di addormentarmi, albi illustrati o poesie. Ricordo le cadenze e le inflessioni, il ritmo e la vivacità della sua speciale voce da lettura: espressiva e sfumata, pronunciava ogni parola lentamente e nitidamente, indugiando affettuosa su sillabe o frasi. Ben diversa dalla sua voce sbrigativa di tutti i giorni, questa aveva la capacità di trasportarmi in tempi e spazi lontanissimi, mi mandava brividi giù per la schiena, evocava nella mia mente immagini esotiche, non meno di quanto facessero le sue dita, indicando sulle pagine del libro i particolari delle illustrazioni. Ma, soprattutto, mi avviluppava in un’atmosfera sonora fatta d’intimità e calore. In quelle ore serali, noi due ci espandevamo e crescevamo insieme. Potevamo essere dovunque, con chiunque e in qualunque tempo; ero certa di poter fare, o avere, o provare di tutto; e poi, terminata la lettura e dissolte tutte le nuvole della fantasia, mi restava la sicurezza della sua presenza.”
Hadler Spitz
Il ricordo delle letture ricevute durante l’infanzia è qualcosa di unico, di indelebile ed autentico che segna la base di quella che è la memoria dell’individuo in quanto il raccontarsi ed il narrare mettono radici profonde nell’identità di ogni singola persona poiché l’esperienza della lettura condivisa e del tipo di narrazione ad essa collegata arrivano direttamente ai nostri sensi principalmente attraverso il tono della voce del narratore, il modo in cui il racconto viene presentato e l’effetto emotivo che questo crea nell’esperienza che è stata la ricezione del messaggio. Altri elementi secondari che contribuiscono a plasmare l’esperienza dell’ascolto possono essere ma non sono limitati al calore dell’ambiente o della persona in fianco al lettore, gli odori presenti nell’ambiente, eventuali suoni prodotti dallo sfogliare delle pagine, sensazioni tattili quali ad esempio la morbidezza del maglione del genitore che legge una favola al bambino prima del riposo notturno.
Tutti questi elementi vanno a fondersi poi tra loro e con la personale rielaborazione del singolo individuo, producendo un’esperienza che arriva a modificare e plasmare lo stesso Io interiore dell’ascoltatore e nel caso di esperienze corrette e quotidiane permettono ed aiutano lo sviluppo dell’individuo stesso che aumentata il proprio bagaglio di vocaboli padroneggiandolo anche con maggior precisione e correttezza, maturando quindi una consapevolezza maggiore e degli strumenti più efficaci per la comprensione di quanto gli viene proposto.
Basterebbero queste testimonianze per muoverci maggiormente verso la lettura ad alta voce in famiglia? Tu vorresti poter avere questo tempo lento dentro le mura domestiche per avvicinare il tuo bambino agli albi illustrati?
Molti sondaggi sono stati fatti in merito e la scarsa lettura che viene proposta ai bambini ci fa intuire come non siamo ancora arrivati ai livelli di altri paesi europei dove il racconto e la lettura sono strumenti educativi di crescita ma che prima di tutto passano attraverso l’interesse e la gioia della famiglia stessa. Nulla può sostituire il legame emotivo che la lettura condivisa crea nel bambino che lo riceve, attraverso la lettura il bambino matura ed accresce il proprio bisogno di identità in quanto lo aiuta a integrarsi ed identificarsi così all’interno del contesto della storia della narrazione.
È possibile fare questo qualora il tipo di testi che vengono adottati sono opere d’arte intese come pensate con protagonista il bambino. È da riconoscere come un vero e proprio bisogno del bambino la sua necessità di integrarsi e riconoscersi come parte del genere umano proposto in quello che gli sta venendo presentato ed è quindi importante che non siano proposte al bambini produzioni legate ad un’editoria che personalmente considero scarsa, retrograda e stereotipata come quella che ha dato i natali a Peppa Pig, Masha ed Orso o Topo Tip, prodotti estremamente diffusi e circolanti sul mercato. Peppa pig è una serie animata inglese, rivolta ai bambini in età prescolare; In Italia la prima stagione è uscita nell’anno 2005 per avere un enorme successo come in Francia e Regno Unito. Mascha e Orso, è una serie animata russa, ispirata a una storia per bambini di tradizione russa. In Italia la prima stagione è uscita nell’anno 2009. Mentre Topo Tip, una serie animata nata nel 2014 che narra di avventure del “furbetto” topolino, protagonista di best seller per bambini.
Sono tre esempi che però mancano del valore e del sostegno educativo pedagogico presente invece in altri testi dedicati alla prima infanzia come ad esempio il famoso ed apprezzato albo illustrato “A Caccia dell’orso”, un prodotto nato dalla collaborazione tutta britannica tra il romanziere e poeta Michael Rosen e l’illustratrice Helen Oxenbury, un’artista particolarmente prolifica nel campo degli albi illustrati. I suoi tratti così umani e distintivi e realistici del mondo del bambino sono stati frutto di attenta osservazione dei suoi figli, in modo particolare il quarto che presenta la sindrome di Down. Si tratta quindi di un albo illustrato che unisce testo di alta qualità e immagine reale e veritiera altro aspetto fondamentale per un’educazione in linea con quello spirito montessoriano di accompagnare i bambini in un mondo fatto di verità e bellezza.
Questi testi così ricchi e lucidi permettono nella lettura ad alta voce al bambino di identificarsi con quanto sta ascoltando partendo dalla sua conoscenza intrinseca dello stesso, un argomento studiato in questi anni da diversi pedagogisti tutti accomunati da una precisa visione del giovanissimo che non viene identificato quale “un soggetto piccolo” ma come “persona in divenire”. Per questo aspetto mi sovviene l’immagine dell’albo illustrato di Beatrice Almegna “Che cos’è un bambino” (2008) in cui recita “Un bambino ha piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie, ma non per questo ha idee piccole.”
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