STILE GENITORIALE: RE TRITONE ED ARIEL
Ciao! Sono Elisabetta Bettonte e da sette anni sono titolare di un Nido in Famiglia in Veneto, un servizio per le famiglie con bambini della fascia 0 – 3 anni. Qui nel blog e nei social divulgo temi educativi per genitori ed educatori consapevoli.
CON QUESTO ARTICOLO VOGLIO LASCIARTI DEGLI SPUNTI SUGLI STILI GENITORIALI TRATTI DALLA CONOSCIUTISSIMA DISNEY.
Tutti, o quasi, negli anni 90’ sono cresciuti con i cartoni animati in cassetta del produttore Walt Disney, ci hanno fatto compagnia durante i pomeriggi, le canzoni sono state tradotte in tutto il mondo e cantante e doppiate anche negli attuali tik tok.
In un momento del film ci troviamo di fronte ad un momento di rabbia tra il padre di Ariel: Tritone e la siretta.
Ariel è già adolescente: lo manifesta quando sottolinea con orgoglio di “avere sedici anni”. Infatti in America è una data che sottolinea la presa della patente di guida e quindi richiama quello che in Italia vivono i nostri diciottenni: la maturità.
Introduco qui il primo spunto educativo consapevole: prima di arrivare ad essere adolescenti le nostre ragazze e ragazzi sono state bambine e bambini. La relazione quindi di dialogo non è che magicamente la troviamo tra le mani o come dico sempre nella “cassetta degli attrezzi” se non l’alleniamo. Si può cominciare già nella coppia prima che essa diventa coppia genitori e giorno dopo giorno si crea.
Per questo le consulenze educative che creo per genitori 0 – 3 anni uno degli aspetti fondamentali che mi viene richiesto è come poter imparare a dialogare in modo assertivo con i propri bambini.
In un momento di sfogo, il padre urla alla sirenetta:
“E ti avverto
Saranno guai se
Vengo a sapere che sei salita
In superfice un’altra volta”
Qui, il tono, è minaccioso e completamente autoritario.
Il mio obiettivo non è quello di tradurre meramente quello che il dialogo è, ma scendere più in profondità e porci quella domande ulteriori che ci possono aiutare e diventare uno strumento di miglioramento.
Cosa nasconde questo tono? Cos’è la paura del padre? Perché non vuole?
Quello che si cela a mio avviso è quell’immensa paura del padre di perderla. Ogni genitore di un adolescente VIVE con questa sensazione: il desiderio di lasciare lo spazio per farsì che possa sperimentare e che ci si ricorda di desiderare più nell’aria in quell’età ma anche quella sensazione di responsabilità e timore che accada il temibile.
Sempre nel dialogo troviamo poi una frase che nell’infanzia anni 90’ troviamo nella quotidianità delle famiglie: “Mi sono spiegato?”
Un modo ulteriore per sottolineare il proprio dominio maschile alfa, per marcare la minaccia.
Tutto questo fa scappare la figlia adolescente e a seguire il suo migliore amico Flonder. Siamo scappati tutti da questi modelli, giurando di non diventarli mai mentre poi, una volta genitori, se non si spno risolte certe dinamiche questi modelli riaffiorano istintivamente.
Ariel scappa, cosi come in nostri adolescenti quando si chiudono in camera isolati nel loro mondo virtuale, perché pur volendo controbattere non trova lo spazio e a volte le parole per poterlo fare.
Un padre, Re Tritone, che non accoglie gli spazi “sporchi” non ancora formati della comunicazione adolescenziale, in cui la figlia si trova in quel crocevia tra “l’ancora piccola” e il già “troppo grande”.
Sopraggiunge nel padre: la stanchezza, la mortificazione e il senso di colpa.
Sentimenti umani e comuni che oggi trovano più spazio di miglioramento ma per cui la strada è ancora lunga e ogni giorno va costruita.
In questo passaggio entra in gioco L’AMBIENTE CIRCOSTANTE, personificato da Sebastian, il granchio, l’amico e consigliere del padre. Sottolinea quello che è una lettura tipica del sistema educativo autoritario.
“Adolescenti”
“Credono di sapere sempre tutto”
“Gli dai tanto così e si prendono la vita”
In questa circostanza il padre sta ascoltando ma al contempo combatte interiormente un dubbio:
“Credi che sono stato troppo duro con lei ?”
Poteva esserci ora la possibilità dell’ambiente di portare una novità, un modo per vivere più serenamente il passaggio, non tanto per riceve un consiglio perché quelli nessuno li accetta veramente; ma poteva nascere uno scambio utile e intelligente per le parti.
Quelli che possono nascere con una buona educatrice di riferimento, una pediatra, dialoghi che aiutano realmente i genitori a crescere nel loro prezioso e difficilissimo ruolo di educazione dei figli con punti di vista consapevoli.
Sebastian avrebbe metaforicamente quindi l’importanza del cambio prospettiva.
Cosa fa invece? Prosegui.
“Assolutamente No”
Gli assolutismi sono tipici dei sistemi educativi autoritari.
I bisogni che esprime la ragazza per lui sono sciocchezze. Ecco qui scoperto l’arcano! Motivo per cui molti genitori e forse di questa epoca anche i nonni, quando i bambini piangono di base sono capricci che devono risolvere e non emozioni che non sanno incanalare.
E la soluzione che suggeriscono?
Lo stretto controllo.
Il papà in questo momento consolato nel suo bisogno di non sentirsi un fallimento totale fa l’unica cosa possibile: delega.
Il senso di colpa è minore se la colpa degli sbagli è di altri!
Per cui vediamo l’espressione del granchio cambiare. Perché è così: facile e parlare diverso e fare. Quando però si mettono in moto strategie su misura la strada della comunicazione diventa possibile. Non magicamente, ma con impegno e percorso e la giusta professionista.
In attesa del prossimo articolo Stile Genitoriale – Modelli Disney ti invito a raccontami nei commenti come vivi il modo di comunicare dei tuoi bambini? Come affronti la realtà di dialogo quotidiano con la tua famiglia?
Clicca qui, se vuoi maggiori informazioni riguardo questo argomento
Ti leggo nei commenti!
Elisabetta